Lo studio delle mutue interazioni tra Sistema Nervoso, Sistema Endocrino e Sistema Immunitario sembra delineare in maniera sempre più chiara il coinvolgimento primario della psiche nella genesi e nel decorso del tumore.
Il fatto che i pazienti si sentano colti di sorpresa dal “male oscuro” spesso in un momento della loro vita caratterizzato dal successo dopo lunghe fatiche è paradossalmente una conferma del processo che è in corso nel cancro: forze inconsce autodistruttive sono in atto.
Alcune ricerche condotte negli ultimi anni tendono a identificare alcune caratteristiche psicologiche dell’individuo che ha sviluppato il tumore, degli aspetti che aumenterebbero il rischio di malattia. Si tratterebbe di persone che hanno una ridotta capacità introspettiva, un’incapacità ad esprimere i propri vissuti emotivi con tendenza a mascherarli o a minimizzarli. Sarebbero individui che hanno fortemente bisogno di trasmettere un’immagine positiva di sé e vivere un’immagine del mondo positiva. Nelle relazioni interpersonali e nei rapporti con il mondo esterno propendono quindi per la negazione delle situazioni conflittuali, sviluppando una forte tendenza all’assertività e alla compiacenza delle figure autoritarie.
Le loro modalità comportamentali sembrerebbero essere inoltre caratterizzate da rigidità. A causa di queste dinamiche emotive, proprio perché coartati nella loro espressività ed autenticità, essi sarebbero portati ad uno sviluppo di alcuni elementi depressivi.
Tali “caratteristiche psicologiche” si esplicherebbero, da un punto di vista biologico, con una ridotta attività del Sistema Immunitario, oltre che ad alterazioni dei vari sistemi di regolazione quali quello Endocrino e quello del Sistema Nervoso Centrale.
Ma che cos’è il tumore da un punto di vista psicoanalitico? Esso è una problematica complessa a cui si è cercato di dare qualche risposta seppure non esaustiva.
Il tumore rappresenta un nucleo psicotico maligno all’interno della persona, come se ci fosse un male, una sofferenza, una rabbia che non può trovare espressione nelle parole ma solo rappresentazione nel corpo. E’ maligno perché vuole il male della persona e tenta di impossessarsi della sua stessa vita.
Il tumore ha un suo sviluppo autonomo rispetto al resto del corpo.
Il Sistema Immunitario che fino ad un certo giorno ha protetto la persona riconoscendo le cellule maligne rispetto a quelle benigne ed eliminandole, ad un certo punto scambia il nemico per l’amico e lo nutre così da farlo crescere. Alimenta una parte suicida della persona, si allea con un traditore dell’individuo.
Il tumore è una malattia del corpo che mette in gioco angosce molto primitive di vita e morte.
Tutto l’ambiente sociale in cui il paziente vive è chiamato in causa a confrontarsi con i vissuti terribili che questa malattia suscita.
Ma il tumore, seppure condizione crudele, può essere al tempo stesso malattia e cura. Deve prevedere un’alleanza di cura della persona tra medicina e psicologia.
Trattandosi della manifestazione sul corpo di una inimmaginabile esperienza di disperazione, la proliferazione tumorale personifica da un lato l’avanzamento del lento processo di suicidio innescato da alcuni aspetti auto-distruttivi dell’individuo, dall’altro l’incapacità della persona di affrontare tali forze fino ad allora nascoste. Ora che queste forze sono diventate visibili nella malattia possono essere riconosciute, affrontate, elaborate e sanate.
Dopo l’imprescindibile cura medica del corpo ritengo sia necessario un accoglimento della disperazione dell’individuo ed un lavoro terapeutico sulle dinamiche antiche che caratterizzano il suo mondo interno chiamandolo a fare i conti con le proprie parti auto-distruttive inconsce per non soggiacere più ad esse e poter così ri-nascere ad una nuova vita.
La persona ammalata di tumore dovrà fare i conti con la difficoltà ad esprimere la propria aggressività, con quella che ha subito in silenzio ritrovandosi sommerso così da una enorme quantità di rancore e impotenza. Un’aggressività originata nell’incontro affettivo con il mondo che si è manifestata rivolgendosi contro l’individuo stesso. Un soggetto che deve rivisitare le dinamiche affettive di cui è portatore inconsapevolmente nel suo mondo interno ma che in parte si sono estrinsecati nel cancro.
Ciò che è accaduto sul piano corporeo deve trovare delle corrispondenze sul versante psichico del malato.
Peraltro una visione psico-somatica dell’uomo comincia ad essere accolta dalla classe medica tradizionalmente organicistica secondo cui le malattie hanno solo un’origine biologica. Il tumore non può essere visto solo come un male da tagliare via con la medicina o da distruggere con la radioterapia e chemioterapia ma può essere affrontato anche come parte malata del mondo degli affetti della persona. A volte la cura unicamente orientata sul corpo, non tenendo nelle dovute considerazioni la parte psichica della malattia, può portare, come avviene, a delle recidive.