La depressione è un momento di crisi esistenziale dell’individuo.
Bisogna distinguere i momenti depressivi che fanno seguito a particolari avvenimenti dolorosi (es
una separazione, un lutto ) da uno stato depressivo vero e proprio.
Nel primo caso la persona si trova a dover elaborare il dolore di quanto successo mantenendo però una certa stabilità nella sua organizzazione psichica, una stima di sé ragionevolmente solida.
Nel secondo caso la perdita ha all’origine vissuti emozionali molto più antichi e l’individuo vive una profonda carenza della stima di sé caratterizzata da svalutazione, bassa autostima unitamente a sensi di colpa o di rimorso, tendenza alla autocolpevolizzazione e autocritica.
L’umore sarà dominato da una protratta infelicità, tristezza e abbattimento, da un atteggiamento pessimistico nella lettura del mondo e delle relazioni con gli altri, spesso con forti connotazioni giudicanti e tendenza ad una eccessiva preoccupazione per un forte rimuginamento del pensiero.
Partiamo dalla stima di sé: come nasce e si sviluppa? Il valore dell’individuo origina e si costruisce nello sguardo dell’altro quindi nella relazione con l’altro.
Fin dalla nascita, ed anche prima, il neonato interagisce con la mamma o con chi si prende cura di lui.
Le risposte che egli riceve dall’altro, da quel momento in poi, andranno a formare gradualmente il valore di sé.
E’ come se l’altro fungesse da specchio per il bisogno di riconoscimento che ognuno di noi ha.
Bisogno che perdura per tutta la vita, anche se in maniera diversa, a seconda degli stadi della vita dell’individuo.
Rispetto ai messaggi che, prima il neonato e via via crescendo il bambino riceverà, assimilerà dentro di sé un’idea di chi é, di come é, dei suoi talenti, di ciò che può fare, e ciò costituirà la base della sua autostima.
Le delusioni a cui la persona andrà incontro nella vita potranno essere affrontate purché ci sia stato il necessario riconoscimento di una propria capacità personale come individuo dotato di senso e di valore.
Nella depressione una delle emozioni dominanti é la rabbia che la persona rivolge inconsapevolmente verso sé stessa.
Nella depressione la persona deve rendersi conto di essere portatore nel suo mondo interno di parti autodistruttive, di essere inconsapevolmente alleato con parti di sé che imprigionano la sua vitalità.
La riflessione per affrontare la depressione si rivolge al mondo interno del soggetto, alla composizione e dinamiche delle sue relazioni.
L’ individuo è un essere sociale il cui senso di sé è caratterizzato da una molteplicità di relazioni interiorizzate che costituiscono la sua identità.
L’identità di ognuno di noi è la nostra storia, le esperienze relazionali e sensoriali che abbiamo fatto fin dalle nostre origini, i valori che abbiamo acquisito, le idee e i pensieri che abbiamo elaborato nel tempo, i talenti e le risorse che abbiamo sviluppato.
La nostra identità è la nostra memoria, fisica, sensoriale, conscia, inconscia.
Nella persona depressa c’è un nucleo sano che chiede ascolto, condivisione della disperazione in cui l’individuo è sprofondato.
L’incontro terapeutico rappresenta proprio la possibilità di accogliere sia la disperazione che la possibilità di sintonizzazione con le parti vitali dell’individuo per liberarlo da malsane dinamiche antiche del suo mondo interno ed aprirlo a nuove possibilità relazionali con sé stesso e con gli altri.