L’adolescenza è una fase della vita di ogni individuo caratterizzata dal cambiamento, da profonde trasformazioni che riguardano il corpo, l’identità e il mondo delle relazioni.
I tempi di questo cammino che traghetta dall’infanzia all’adultità variano da adolescente ad adolescente.
L’adolescente non ha ben chiaro che cosa gli sta succedendo ma sente che il suo corpo e la sua testa si sono avviati per un viaggio, non scelto, a cui non può sottrarvisi.
L’adolescente è abitato da nuove spinte e desideri ma contemporaneamente attanagliato da dubbi, paure, timori per il suo futuro. Ha davanti a sé il mondo della possibilità in cui tutto è possibile, tutto deve definirsi, ma l’avvertire l’assenza di certezze e limiti può essere per lui faticoso da vivere. Questo insieme di eventi genera nell’adolescente una confusione interna che è ben segnalata dal disordine e dalla baraonda in cui vive nei suoi spazi, tipo camera, armadi, stile di vita.
Le spinte biologiche a cui si sente involontariamente soggetti impongono all’adolescente di cambiare la sua vita ed affrontare nuovi compiti in numerosi ambiti. Tutto ciò che fino a qualche giorno prima era stato vissuto come normale ora invece viene messo in discussione: il proprio corpo con il suo abbigliamento, la relazione con i genitori ed i coetanei, i rapporti amorosi, lo stile di vita, le uscite, gli orari.
Il corpo sessuato inizia a farsi sentire e si manifesta nell’adolescente attraverso lo sguardo degli altri, genitori, coetanei, insegnanti che come uno specchio traducono in parole le novità fisiche che fanno la loro comparsa. Lo sguardo nuovo continua poi a casa con la scoperta dello specchio in bagno di cui l’adolescente fa un grande uso. I cambiamenti del corpo sono accolti dall’ adolescente con atteggiamenti contrastanti perché possono scatenare sensazioni molto difficili da vivere quali la vergogna e l’inadeguatezza. In questo lavoro di costruzione della sua nuova immagine corporea l’adolescente include anche la ridefinizione dei canoni della bellezza e della bruttezza da cui deriverà in parte lo sviluppo della sicurezza di sé. I ragazzi allenano i muscoli perché non vogliono più apparire come dei bambini ma costruirsi un corpo da uomini. Le ragazze sperimentano nuovi tagli dei capelli e trucchi per valorizzare il loro nuovo aspetto e femminilità. Un uso eccessivo del trucco peraltro può diventare una spia del bisogno che la ragazza ha di una maschera per coprire le sue fragilità. Altre manipolazioni sul corpo, visibili al mondo, sono i tatuaggi, i perceing che l’adolescente ricerca espressamente per veicolare un messaggio molto personale. Essi possono non rappresentare una segno di protesta contro i genitori ma manipolazioni sul corpo vissuto come proprio, e non più del genitore, fatte per farsi notare, per rendersi visibili attribuendosi una connotazione personale.
In questa ricerca della sua nuova identità l’adolescente ha bisogno di ricercare, vagliare, elaborare suoi valori che sono in fase di definizione. Ha bisogno di mettere in discussione quelli famigliari perché non vuole più sentirsi sottomesso ad essi. Questo lavoro mentale di ridefinizione del proprio essere viene attuato dall’adolescente senza parlarne con i genitori perché non vuole farsi influenzare da loro. Ha bisogno di collaudare nuove modalità espressive e qui entra in gioco l’importanza dell’amico/a del cuore e del gruppo di coetanei che vanno proprio a colmare lo spazio laddove prima c’erano i genitori. Il gruppo degli amici si pone proprio come area sociale intermedia tra la famiglia ed il mondo esterno, una sorta di mondo altro che fa sì che l’adolescente possa ritrovare da una parte la sicurezza famigliare e dall’altra sperimentare il nuovo. L’appartenenza al gruppo è spesso sancita attraverso l’uso dello stesso abbigliamento che di solito fa riferimento ad un idolo. Gli amici servono all’adolescente non per escogitare piani contro gli adulti ma per sostenersi a vicenda quando esplorano nuove situazioni idee e pensieri che riguardano la ridefinizione della loro identità e dei loro valori. Laddove invece l’adolescente non riesce a relazionarsi con i coetanei entra in gioco il rifugiarsi nella realtà virtuale. Nella virtualità le relazioni a distanza sostituiscono quelle ravvicinate vissute come troppo rischiose perché richiedono un’esposizione fisica, un coraggio ed un valore di sé ancora troppo carenti. Le relazioni a distanza possono peraltro costituire anche una buona palestra relazionale a patto che non diventino l’unico rifugio sicuro dell’adolescente.
Un altro passaggio molto importante riguarda la trasformazione del rapporto con i genitori. Con costoro, in particolare con la madre, subentra la seconda separazione dopo quella avvenuta con il parto e la nascita. L’adolescente non guarda più ai suoi genitori come li vedeva nell’infanzia, termina l’ idealizzazione che viveva nei loro confronti ed al suo sguardo essi diventano reali, umani, con i loro pregi e difetti. Come i genitori sono assorbiti nel difficile compito di elaborare la scomparsa del loro bambino così l’adolescente affronta il lutto per la perdita sia dei genitori idealizzati che di sé stesso bambino.
L’adolescente rivendica il diritto ad essere se stesso affermando così una sua nuova identità. Non vuole più essere il bambino compiacente e rispettoso di un tempo. Vuole sapere di tutto, discutere di tutto, ed esprimere il suo pensiero, la sua disapprovazione o disobbedienza rispetto a quanto dicono i genitori in modo concreto, spesso anche con toni arroganti o con comportamenti inusuali, nuovi che riguardano diversi aspetti della sua vita quali l’ abbigliamento, lo studio, i ritmi della sua vita. Se i genitori non sono pronti a cambiare i giochi relazionali e le richieste che fanno all’adolescente il rischio di alti livelli di conflittualità diventa reale. I rapporti di forza nella relazione con l’adolescente sono altamente controproducenti. Si tratta per i genitori di abbandonare le modalità che funzionavano con il bambino e rinegoziare, trovare compromessi con le nuove esigenze dell’adolescente, abbassando il livello di controllo su di lui, accordandogli una maggiore fiducia e responsabilità, tollerando le paure per l’uso che l’adolescente farà di questa sua nuova libertà.
Le provocazioni e gli atteggiamenti e comportamenti dell’adolescente che i genitori vivono come ostili vanno ripensati come tentativi dei ragazzi di separarsi da loro ricercando una propria affermazione ed identità. Lo scopo per gli adolescenti quindi non è di essere contro gli adulti ma di affermare se stessi. L’adolescente desidera sfuggire al controllo dei genitori. Anche la passività è un’affermazione di sé stesso, distorta, perché narra di un’esigenza di controllo. L’adolescente esercita un controllo su di sé perché non la possibilità e/o la capacità di trasformare l’ambiente in cui vive. Ha paura di affrontare la sua realtà.
In adolescenza non esistono ancora le mezze misure, si oscilla tra il bianco ed il nero ed il grigio ancora non esiste. Pertanto l’adolescente può avvertire alcune difficoltà come drammatiche impossibilità. In certi casi particolarmente gravi può emergere il pensiero di togliersi la vita come unica soluzione per non soffrire più, per non rimanere deluso e non deludere i genitori. Questo vissuto cosi drammatico non è mai da sottovalutare ed ha spesso a che fare con una forte sensazione di incapacità ed impossibilità di affrontare la propria realtà, con la paura di mettersi in gioco, di correre dei rischi e magari di fallire.
Nel processo di separazione dai genitori l’adolescente, proprio per contraddistinguersi ancora maggiormente, fa grande uso dell’originalità e della diversità. Ha bisogno di esplorare, sperimentare nel mondo ed ha bisogno di farlo da solo, senza condividere con i genitori, perché queste esplorazioni, scoperte, sfide le sente come appartenenti solo a sé stesso, sono private, segrete a volte trasgressive rispetto a ciò che pensano i genitori. Vanno ad esempio letti con questo significato i silenzi riguardanti ciò che l’adolescente fa nella sua vita, la porta chiusa della sua camera e le bugie che mette in gioco: sono tutti atteggiamenti che rappresentano l’inizio del bisogno di avere una area segreta rispetto a quando da bambino tutto era condiviso con i genitori. L’adolescente deve anche dimostrare a sé stesso di essere in grado di tenersi delle cose per sé, tollerando questo nuovo spazio relazionale connotato dalla separatezza. Quando l’adolescente sarà sufficientemente avanti nel suo cammino di crescita avrà meno bisogno di dire bugie perché sarà capace di sostenere con maggiore forza le sue ragioni nello scambio con l’altro.
Il disinvestimento affettivo sulla coppia genitoriale apre la strada per l’adolescente alla ricerca di nuovi amori. L’adolescente affronta il compito di definire la propria identità di genere, cioè che tipo di uomo o donna desidera diventare, con quali individui desidererà accoppiarsi e che tipi di relazione vorrà instaurare con loro. Esplora, assaggia, investe sulla nuova coppia che formerà. Coppia che nascerà quando l’adolescente incontrerà uno sguardo che gli richiamerà quelle sensazioni antiche di amore, di cura vissute con la madre nell’infanzia senza però sentirsi più schiavo nella dipendenza come allora. Gli amori adolescenziali hanno un significato particolare proprio perché veicolano il bisogno di sviluppo di ciascuno dei due ragazzi in gioco. Queste relazioni servono all’adolescente per la costruzione del proprio sé.
L’adolescente quindi un po’ come Cristoforo Colombo che ha intrapreso un suo viaggio di cui non conosce la meta finale. Ha lasciato un porto sicuro, la famiglia, perché ha avuto bisogno di mettersi per mare, non poteva farne a meno, anche se questo istinto biologico confligge con il bisogno di dipendenza, di sicurezza, di appartenenza, di coccole del suo mondo d’origine e che ogni tanto ha bisogno di ritrovare. In questo viaggio l’adolescente incontra mari a volte tempestosi e a volte calmi, venti burrascosi e momenti di bonaccia, climi di vario genere a cui sarà più o meno preparato. Tutte condizioni che ben raccontano della fatica del viaggio interno che l’adolescente sta compiendo, dei successi che ottiene o delle delusioni che deve affrontare senza, si spera, rimanerne schiacciato. L’adolescente ha bisogno di sentire che i genitori comprendono il suo viaggio di ricerca e scoperta di sé stesso e vi partecipano con una solidità emotiva ed una distanza affettiva per lui tollerabile da definire momento per momento. Genitori capaci di accogliere il nuovo stato sociale del figlio dicendo addio al bambino che è stato.
A volte i genitori possono trovarsi spaesati di fronte al cambiamento del
figlio/a o per certi suoi comportamenti eccessivi. O gli adolescenti possono manifestare un disagio molto forte durante il loro viaggio di crescita. Per comprendere il significato di ciò che sta avvenendo i genitori possono ricorrere ad uno psicoterapeuta che cercherà innanzitutto di capire come sono strutturate le relazioni tra l’adolescente ed i suoi genitori. L’analista cercherà di riorientare il loro sguardo verso il figlio portandoli a comprendere il significato profondo dei comportamenti dell’adolescente, di ciò che lo muove ad essere così. I comportamenti più incomprensibili, irragionevoli ed eccessivi veicolano un messaggio che è da tradurre per non cadere nella trappola delle controreazioni o dei rapporti di forza.
Anche il corpo dell’adolescente può diventare la sede di grosse conflittualità con i propri genitori o con le fatiche della crescita che sta affrontando, come ad esempio si manifesta nell’anoressia e nella bulimia. Molti disagi dell’adolescente esprimono la sua angoscia di perdersi perché egli avverte il bisogno di sganciarsi dal suo mondo famigliare e conosciuto senza però ancora avere niente di nuovo e solido a cui ancorarsi. E’ importante che i genitori restino aperti al dialogo con i figli adolescenti per cercare di comprendere i significati profondi di ciò che sta avvenendo, delle ricerche che i figli stanno affrontando, per accompagnarli nel loro viaggio. Genitori che a loro volta saranno chiamati a fare i conti con quella che è stata la loro stessa adolescenza.
Il lavoro terapeutico con l’adolescente e, separatamente, con i suoi genitori può essere cosi pensato come la costruzione di un spazio per pensare, un luogo in cui l’esperienza può essere condivisa ed elaborata, per non fermarsi troppo a lungo nello stesso porto e riprendere il viaggio di scoperta delle Americhe.